Biografia di Giacomo Porzano estratta da un suo quaderno:
Sono nato a Lerici, un paese di mare in provincia della Spezia il 21 novembre del 1925.
Provengo da una famiglia di gente di mare: tale era mio padre, tale èra mio nonnno. Un primo ciclo di studi tecnico-scentifici lo feci a Genova (dove vissi per vent’anni) che però interruppi a causa della guerra e soprattutto per la mia renitenza alla chiamata da parte del regime fascista. Dovetti nascondermi e concludere i miei studi dopo, fra il 1946-47, ma non essendo però portato verso quel tipo di studi che di certo mi avrebbero introdotto nel mondo dell’industria, ricominciai invece da solo ed in privato a studiare tutt’altre cose come la letteratura, la storia dell’arte ed a coltivare seriamente, quella “clandestina vocazione” che più mi interessava da ragazzo e cioè il disegnare e il dipingere. Riuscii a prendere quella maturità artistica, che allora èra distinta in due tipi e che dava l’opportunità d’iscriversi sia all’Accademia di belle arti che alla facoltà d’ Architettura. Frequentai prima l’Accademia di Carrara (Accademia di scultura che allora aveva come maestro Arturo Dazi) e poi mi iscrissi alla facoltà di Architettura di Firenze. Si può far risalire il mio “esordio artistico”proprio in questi anni (1949-50).
Vivevo assieme ai miei, a Lerici e in quel periodo Birilli notò il mio lavoro, fù proprio lui, come dice “a scoprirmi”e non Guttuso come si diceva invece. Birilli a parlò molto di me, in toni lusinghieri (né fa fede ancora oggi Mario Penelope che allora èra segretario del sindacato arti figurative). Purtroppo Birilli morì presto e giovane.
In Questi anni dunque, qualcuno cominciava a vedere qui e là, timide mie cose, e accadde così che un bel giorno ricevetti una cartolina postale, scritta fittamente, con una calligrafia da medico, difficile da decifrare, era firmata Mario Puccini, lo scrittore già quasi vecchio, grande Ispanista e cultore d’arte: mi chiedeva una “piccola macchia di colore” per la sua collezione. Nacque poi fra noi un nutrito scambio epistolare che ancora oggi gelosamente conservo. Andai a trovarlo nella sua casetta estiva di Formia. Fù lì che mi scrisse un biglietto di presentazione per Gaspare del Corso, che allora era uno dei più importanti mercanti d’arte romani, con la galleria “L’OBELISCO”. Ricordo ancora quella mia prima mostra personale a Roma, ero frastornato e timido, dalla provincia a via Sistina il salto è notevole!
Ora mi trovavo con Del Corso e sua moglie, Irene Brin (divenuti poi miei cari amici) e con tanta gente importante, e soprattutto con Ben Schan, il grande pittore lituano-americano che volle presentarmi nel catalogo e alla vernice della mostra alll’OBELISCO. La Galleria vendette moltissime opere negli U.S.A e Schann fu uno dei miei primi collezionisti e grande amico, ospite più volte a casa mia ed io nella sua negli U.S.A. a Roosvelt, un piccolo centro vicino a Princeton in Pensilvenia, abitato da poche famiglie e alcune “teste d’uovo”, come chiamano in America gli intellettuali ed affini a lì.
Nel suo vecchio studio (un tempo da fotografo quale era Schann) ebbi l’emozione di vedere 14 miei disegni incorniciati e appesi alle pareti. Ormai abitavo a Roma da qualche tempo (dopo un paio d’anni passati a Civitavecchia). Roma è stata importante anche perché mi ha offerto la possibilità di collaborare, convari giornali importanti come Paese Sera, dove illustravo i racconti della domenica, di conoscere V. Pirro, D. Puccini, Scaguetti, Chiara Venturosi, Morosini e tanti altri con i quali ebbi la fortuna di collaborare.
Molto utile mi fu poi il lavoro al settimanale L’ESPRESSO (allora diretto da Benedetti e ricordo che c’erano Scalfari, Sembrino, Lefevre ed altri). Il settimanale allora non aveva ancora la moderna dimensione detta “Tabloide”. Io facevo l’Italia illustrata di Giacomo Porzano e questo mi fruttò molta popolarità (se non altro). La mia attività si allargava e vennero gli inviti per alcune mostre personali negli U.S.A., alla A.C.A. Gallery, allora diretta da una vecchia signora simpatica, ebrea, di nome Ella Baron., fu la mia prima personale americana, alla quale né seguirono altre in altre gallerie e città. L’attività artistica si svolgeva con regolarità, partecipazioni a manifestazioni nazionali e internazionali e con altrettanta regolarità nelle mostre personali.
Dopo il 1962 anno dell’ultima personale alla galleria l’obelisco con Caruso e Vespignani, collaboro con la galleria Don Chisciotte (1962-63). Ho fatto tappa fissa in non molte gallerie romane: Penelope, La Borgognona,, La Rondinini e dal 1980 ad ora la Cà d’oro. Per quelli che sono i particolari concernenti le mie realizzazioni, collaborazioni e mostre, rimando a quegli elenchi un po’ aridi, che però la consuetudine ha reso ormai di rito.
continua....